Mohandas Karamchand Gandhi, nacque il 2 ottobre 1869 a Porbandar, in India. Reso noto come il Mahatma, “la Grande Anima” dal poeta indiano R. Tagore, Gandhi fu un politico indiano, il fondatore del concetto di nonviolenza e il padre dell’indipendenza indiana.
All’età di 12 anni, nel 1881, Gandhi sposò Kastürba Gandhi in un matrimonio combinato induista. Successivamente, si oppose fermamente alla pratica dei matrimoni infantili. Studiò presso le università di Ahmrdabad e Londra, laureandosi in giurisprudenza e svolgendo brevemente la professione di avvocato a Bombay. La sua famiglia aveva ricoperto importanti posizioni nelle corti di Kathiawar e apparteneva a una setta induista con una particolare devozione per Vishnù.
Dal 1893 al 1914, Gandhi risiedette in Sudafrica, dove prese coscienza delle discriminazioni razziali presenti nel paese e combatté contro di esse. Qui, il Mahatma lottò per il riconoscimento dei diritti dei suoi compatrioti e nel 1906 lanciò il suo metodo di lotta di massa basato sulla resistenza nonviolenta, chiamato Satyagraha. Questo metodo consisteva in una forma di non-collaborazione radicale con il governo britannico, utilizzata come mezzo di pressione di massa.
Tornato in India, Gandhi collaborò con gli Inglesi durante la prima guerra mondiale, ma si scontrò con loro dopo la tragedia di Amritsar nel 1919. Durante questo evento, il generale Reginald Dyer ordinò alle truppe britanniche e gurkha di aprire il fuoco sulla folla che assisteva a un comizio in una stretta piazza della città, causando la morte e il ferimento di oltre 1500 persone.
Il Mahatma divenne l’anima del movimento di resistenza, adottando una duplice tattica: da una parte, la non partecipazione a prestiti, il boicottaggio dei tribunali e delle scuole statali, il rifiuto di ricoprire cariche civili o militari; dall’altra, la propaganda dello swadeshi (indipendenza economica o economia indipendente da ogni forma di sfruttamento e costrizione), nonché la rivendicazione dell’indipendenza nazionale. Nel 1930, lanciò un nuovo movimento di resistenza antibritannica e fu imprigionato tre volte (1932-1933). Durante i suoi periodi di prigionia, praticò lo sciopero della fame.
Dopo essersi ritirato dalla vita politica dal 1934 al 1939, Gandhi tornò attivamente impegnato e impose la nomina di un suo seguace, Rajendra Prasad, alla presidenza del partito indipendentista. Liberato per l’ultima volta nel 1944 dopo due anni di prigionia e un lungo sciopero della fame, partecipò ai negoziati che portarono alla proclamazione dell’indipendenza dell’India il 15 agosto 1947. Il subcontinente indiano fu diviso in due stati, India e Pakistan, con la creazione di quest’ultimo che segnò la separazione tra indù e musulmani e scatenò una violenta guerra civile che causò quasi un milione di morti e sei milioni di profughi. Nonostante fosse un pacificatore fervente, la sua posizione moderata sulla questione della divisione del paese non fu gradita a un fanatico indù che lo uccise il 30 gennaio 1948 durante un incontro di preghiera.
La dottrina etico-politica del Mahatma fu ispirata alla religione giainista. Non rispose mai alla violenza con altra violenza e rimane ancora oggi un esempio di coraggio e di lotta per la giustizia che ispira milioni di persone in tutto il mondo. La sua eredità è universale e la sua storia continua a vivere nei cuori di coloro che credono nella nonviolenza come strumento di cambiamento sociale.